Ti diranno che sarai segnalato e contattato dall’azienda sanitaria locale: BALLE! Ti diranno che avrai assistenza, che ti consegneranno i farmaci, la spesa a casa: TUTTO UN BLUFF! Ti diranno che non sarai solo, che ti consiglieranno la cosa giusta da fare ” passo dopo passo”: SÌ, ASPETTA E SPERA CHE POI SI AVVERA.

L’unica verità è che ti ritroverai da solo tra le quattro mura di casa, a fare i conti con un malessere sconosciuto e sintomi mai provati prima.

Penso e ripenso. Ripercorro quello che (non) ho fatto nelle ultime settimane. Dove ho sbagliato? Com’è possibile? Quando è potuto accadere? E se questo virus viaggiasse nell’aria?

Un’ipotesi da non sottovalutare, considerando che vivo in montagna, circondata da praterie, boschi e una manciata di baite.

Tutto è cominciato sabato mattina. Il risveglio non è stato dei migliori, un dolore costante alla schiena, delle fitte intense tra la zona lombare e quella interscapolare. È come se avessi tutte le ossa rotte, e la cosa atroce è che non si placa con nessun medicinale.

Ogni movimento è una tortura. Mi guardo allo specchio per convincermi che sia tutto normale, ” d’altronde non ho mica più 20 anni”.

Mi concedo una doccia calda. Il calore pare dare un po’ di sollievo. Eppure queste goccioline che cadono addosso sembrano tanti piccoli aghi. Oggi, per la prima volta, la spugna insaponata sembra carta vetrata sulla pelle.

Dalla sedia passo al divano, dal divano al letto, dal letto al tappetino fitness per abbozzare qualche esercizio per la schiena. Niente, una posizione che mi dia sollievo proprio non c’è.

Prima di prendermi l’ennesimo antidolorifico, annego i coco pops nel latte “sì, le palline mi  piacciono belle mollicce”. Stamattina però hanno un sapore diverso. Anzi no, non sanno proprio di niente, come se stessi masticando pezzetti di polistirolo.

Ho capito. Ho un ospite non pagante dentro di me. Sono positiva, ho il Covid.

Chiamo per il tampone. Primo appuntamento disponibile 17 Novembre. Ma come? Oggi è 8, per quella data mi auguro di essere anche guarita. Vabbè pazienza, lo faccio privato. 50€ il test rapido + 135€ per quello molecolare.

Anche curarsi è un privilegio per ricchi. E come fa chi non ha l’opzione di scelta? Curarsi o attendere a braccia conserte la morte?

La notte non si dorme, di giorno qualche pennichella fugace. Ogni giorno bisogna fare i conti con nuovi sintomi. La testa che scoppia, la tosse prima secca e l’attimo dopo grassa, la stanchezza perenne, il mal di gola, gli occhi pesanti, il vomito, la nausea, i sospiri profondi di dolore…
Brevemente vivo in un corpo che non risponde più a nessun comando.
Bisogna solo pregare di svegliarsi e non stare troppo male.

Dopo 5 giorni dall’inizio del calvario, la tanto attesa risposta: POSITIVA.

E ora? Il silenzio più assoluto. L’Asl di riferimento non risponde. Il medico curante è irraggiungibile. Cosa dovrei fare? Chiamare il 112? Lo faccio?
Finalmente mi risponde un funzionario al benedetto numero dell’Asl. “Signora, non mi dite niente di nuovo. Purtroppo l’Asl non risponde da mesi, anzi da anni. Il Covid è una scusa, non hanno mai risposto e io purtroppo non posso aiutarla”.
Il medico finalmente mi richiama, ma la prescrizione non può inviarmela prima di lunedì mattina.
Ma come? Oggi è venerdì.

L’unica sicurezza che ho è legata a quest’aggeggio, il saturimetro, l’unico che in questo momento può darmi qualche responso sul mio destino. Respiro bene, riesco a respirare profondamente. Nella sfortuna mi sento fortunata, almeno per oggi non rischio la vita. Domani? Chissà.

Essere positivi al Covid, significa affrontare un percorso ad ostacoli difficilissimo, bisogna schivare pallottole che ti arrivano da ogni lato, devi combattere con il nemico, con la solitudine, con un sistema inesistente e con il menefreghismo, l’altro grave virus che devasta il nostro bel paese.

Dopo 11 giorni sono ancora positiva… E una cosa l’ho capita. Il Covid esiste e non guarda in faccia a nessuno. Non fa distinzione tra ricchi e poveri, giovani o anziani, destra o sinistra, belli o brutti. Andrà tutto bene? Dipende solo da noi, siamo pronti a sacrifici capaci di salvare noi e gli altri?